Voglio riportare un esempio banale, ma concreto, che mi ha visto da spettatore poche mattine fa (e che si rivela assai frequente anche per quanto riguarda l’ambito lavorativo, e la vita in generale): mi trovavo a fare colazione, e come spesso accade ci sono famiglie con bambini che hanno voglia di giocare, saltellare e farsi sentire; benissimo, tutto nella norma. Anche ciò che sto per scrivere non avrà nulla di anomalo o inconsueto. Intento a terminare il mio primo caffè della giornata, ho assistito ad una scena che mi ha dato l’idea per elaborare un ragionamento che voglio condividere con te attraverso questo articolo.
Il bambino, come dicevamo, si faceva ‘notare’ all’interno del locale; avrà una manciata d’anni di età, e come saprai, a quell’età tutto è nuovo, tutto è uno stimolo, tutto è fonte di energia e gioco. Personalmente non mi infastidisce più di tanto come esperienza, ma capisco al tempo stesso che la mamma, o i genitori, si preoccupino per gli altri clienti o persone presenti in quel momento nel medesimo ambiente.
Cosa sarà successo?
Nulla di nuovo, nulla che tu on sappia già o non abbia, come me, già visto: la mamma si è rivolta al bimbo e con tono sostenuto gli ha ‘intimato’: “Smetti di fare casino! Non vedi che dai fastidio ai signori? Basta correre!”
L’idea mi è nata in quell’istante.
Dunque, come chi mi conosce già saprà, ho deciso di specializzarmi anche in Programmazione Neuro Linguistica perché ritengo che sia estremamente efficace e pragmatico capire che attraverso le traduzioni che diamo al mondo esterno, e che ci arrivano da esso, poi andremo ad agire a nostra volta nel mondo esterno e nei nostri pensieri.
La linguistica ha un potere ed un fascino eccezionale! Semplicemente perché essa è concreta e lascia spazio a poche ‘interpretazioni’ personali. Segue un filo logico che porta a risultati tangibili e visibili.
Torniamo a noi: mettiamoci nei panni del bambino. La nostra intenzione, di certo, non è quella di disturbare la clientela del locale, giusto?
Hai ricordo di una volta in cui, a 3-4-5 anni, ti sei alzato al mattino progettando e articolato un pensiero simile a “Oh, che bello, oggi vado a fare la spesa con la mamma e tiro giù tutta la fila dei biscotti così il personale dovrà faticare a rimettere in ordine la merce ed intanto i clienti avranno dei disagi!”…?
Non credo, vero?
Bene. Non ci dobbiamo preoccupare! Scherzo!
In un bar al mattino può capitare che un bambino si annoi e magari decida di scorrazzare un po’ cercando qualche spunto per divertirsi (o annoiarsi meno possibile). La mamma magari telefona, o legge il giornale, sono tutti più alti di lui e non interagisce con nessuno per qualche minuto. Una rottura!
Ai suoi tentativi di distrazione, riceve una sorta di ordine formulato sotto forma di ‘divieto’: “Smetti”, “Basta”, “Dai fastidio”.
Vorrei che ora ragionassimo insieme sull’aspetto linguistico che, inconsapevolmente (inconsciamente, se vuoi usare un termine dal fascino antico e astratto), avviene in ognuno di noi, e dunque anche nel bambino: ti sembra che il messaggio emesso dalla madre (e ricevuto dal bimbo) sia completo?
Attenzione su questo aspetto, perché molti, molti, molti di noi compiamo lo stesso procedimento, ormai in automatico, per le nostre vite.
Siamo messi, come il bambino, a conoscenza di ciò che non dobbiamo fare, evitare di fare o cessare di fare.
Bene, dico io.
Sì, ma…poi???
Il nostro cervello ha ‘visto’ che ciò che abbiamo appena fatto non è da replicare.
E cosa replica allora? Cosa elabora? In che direzione ci fa muovere? Che progetto segue adesso?
Vuoto! Nero!
E allora, essendo l’ultima cosa vista (anche se sbagliata) quella più ‘a fuoco’, quella che già conosce, la ripete, la ricrea.
Niente di più normale, credo. E’ legittimo, equo.
Soffermiamoci ora, invece, a ragionare anche su un altro possibile scenario: quello nel quale ci viene data, a noi come al bambino dell’altra mattina, l’alternativa, la soluzione al problema. Semplicemente, un’altra opzione.
In questo caso il nostro cervello avrà il vecchio comportamento (quello errato), il nero, ed in successione il nuovo (migliore) modo di agire. Potrà, altresì, indirizzarsi nella nuova direzione in quanto concreta, visibile e trainante.
Ricordiamoci che è più forte la forza che spinge ‘verso’ qualcosa, piuttosto che quella che ci allontana ‘via da’ qualcos’altro.
Quindi, quella mamma come ognuno di noi, avrebbe potuto indicare al proprio figlio che (non necessariamente) quel che stava facendo in quel momento non era giusto, ed al tempo stesso (o dire solo questo dall’inizio) indicare al bambino l’alternativa da seguire affinchè producesse un comportamento più idoneo ed opportuno.
Faccio qualche banale esempio ora; per dare al cervello del bimbo una soluzione migliore da seguire, e indicargli dunque una via da seguire, poteva dirgli: “Marco, stai seduto qui 1 minuto mentre finisco il cappuccino che poi andiamo fuori e trascorriamo un po’ di tempo ai giardini”; oppure “Luca, so che ti stai annoiando e lo capisco: appunto per questo tuo sforzo dopo ti porterò sull’altalena. Resisti solo qualche altro istante che finisco di leggere questo articolo di giornale.”.
Sono solo 2 degli esempi possibili ed utilizzabili, non è questo il punto. Il succo di questo ragionamento che faccio con te è per evidenziare quanto sia necessario (per tutti) seguire una direzione, un obiettivo, una soluzione.
Assai controproducente soffermarsi sugli errori, sulle cose fatte male o su ciò che non vogliamo. Il motivo è che al nostro cervello mancano sia la strada da seguire che le luci per illuminarla. E va avanti nel buio. Allora, pur di non proseguire nell’ignoto, si volta indietro, verso dove è già stato, e ripete il percorso passato. E’ naturale.
Non mi sono soffermato volutamente su un eventuale contestazione che chi legge questo articolo può rivolgermi: magari viene da pensare che al bambino la mamma avesse già indicato di dover smettere di fare casino. Vero. Magari anche 2-3 volte. Vero anche questo. E magari non è una cosa che accadeva solo quei giorno, ma ha una sua costanza il dover richiamare Marco, Luca, Matteo quando si è in giro.
Secondo te se finora un modo di comunicare non ha funzionato , ovvero non ti ha fatto ottenere ciò che desideravi, per quale motivo alla decima, cinquantesima volta, riproposto nel medesimo modo, dovrebbe farti riscuotere qualcosa di diverso?
Dai sempre il comportamento da seguire. A qualcun altro e ancora prima a te stesso. Non fare come il pinguino della foto che ha un muro davanti e non può andare avanti, ma solo girarsi e tornare da dove è venuto. Concediti l’opportunità di proseguire in direzione di qualcosa, lungo una strada percorribile.
Se ti focalizzi su cosa non va, cosa non vuoi, cosa vuoi smettere di fare…e non indichi cosa invece vuoi conseguire…non otterrai mai altro di diverso da ciò che hai sempre ottenuto.
Con Passione,
Nicola P.
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