“E’ un duro lavoro giocare a poker. Non permettete a nessuno di dirvi il contrario.”
Stu Ungar
Il gioco del poker, specialmente la variante del Texas Hold’em, negli ultimi anni ha conseguito una vera e propria evoluzione: in particolare dal 2003, quando uno ‘sconosciuto’ riuscì a vincere il Main Event delle World Series (attraverso un satellite da 30$), ovvero da quando si è generato l’ “Effetto Moneymaker” (dal nome del vincitore, appunto). Da allora abbiamo visto un aumento esponenziale dei giocatori di questo Sport (gioco di abilità, e non di azzardo), degli spazi televisivi e mediatici, dei tornei dal vivo e della variante on-line; un volume di gioco immenso che si è venuto a creare richiamando sponsor, persone e veri e propri campionati. Con molti più giocatori, come dicevo, abbiamo avuto anche la generazione dei Professionisti di questo Sport: come in ogni lavoro, professione o occupazione troviamo ragazzi e ragazze che vivono degli incassi e dei contratti generati dal poker e dalle poker room. L’immagine del poker come della bisca con whisky, assegni che volano, automobili perdute, fumo in quantità e famiglie sul lastrico è un’altra cosa che non c’entra nulla con il Poker Sportivo. Non è compito mio (nè interesse) trattare ora in questo articolo di questa cosa: lascio, a chi è interessato, l’opportunità di documentarsi e informarsi liberamente on-line o dove ritiene opportuno. Ognuno deve avere le proprie idee.
Con l’avvento del Professionismo dicevo, questo Sport, o gioco di abilità, ha determinato anche un’evoluzione del gioco stesso: un miglioramento, cioè, della qualità del gioco in sè. Ci sono stati, come per ogni settore, dei ‘pionieri’ che hanno applicato degli sviluppi, delle elaborazioni e veri e propri approfondimenti del Poker. Elementi come tecnica di gioco, approccio alla partita, livelli di pensiero, costanza e continuità, immagine al tavolo, psicologia, tattica, eccetera…sono gli aspetti predominanti e decisivi per un singolo torneo o una carriera intera nel mondo del Poker. Occupandomi di Psicologia, Mental Training e Coaching mi soffermerò sugli aspetti mentali di questo Sport e sui suoi concetti di Preparazione Psicologica.
Oggigiorno si sente molto spesso parlare di concentrazione e livelli di pensiero (thinking process: letteralmente “processo di pensiero”, ovvero tutti i ragionamenti di un giocatore prima di effettuare una determinata scelta. Può anche essere utilizzato con riferimento alle capacità logiche di un giocatore: in questo caso si parla solitamente di livelli di pensiero). Non mi addentrerò di certo a parlare di questioni tecniche, ma è mio interesse evidenziare la parte Psicologica e come poterla migliorare: l’evoluzione di questo Sport ha generato una miriade di variabili e elementi che caratterizzano una singola mano che genera un singolo torneo che costituisce un’intera annata. Se non impariamo a usufruire di questi elementi a nostro vantaggio e sfruttarli per elevarci sugli altri giocatori…è la fine. Credo che, come per ogni cosa, un nuovo elemento sia di vitale importanza per il risultato o obiettivo che intendiamo ottenere o realizzare. Credo anche che, al tempo stesso, un nuovo elemento abbia un duplice lato: o lo sfrutti, o vieni sfruttato, tramite esso, dagli altri giocatori. Come fare per fare ciò?
Ricordo la più importante delle lezioni del Master in Psicologia dello Sport che ho sostenuto: la Performance.
Sono certo che sia una affermazione globale, che riguardi la Vita di ognuno di noi, il lavoro, le relazioni ed ogni aspetto della singola esistenza: la tua Performance è data dal tuo Potenziale, meno le Interferenze (interne e esterne). P = Pot – I (i/e).
Niente di più, niente di meno. Ognuno di noi è capace di rendere ad un certo livello, massimo, (il Potenziale) ma è quando entrano in gioco le Interferenze che esso viene intaccato, riducendo così la Performance, che è quella che ci fa raggiungere l’obiettivo desiderato. La stessa cosa avviene anche per la componente tecnica, e fisica: se al momento della preparazione fisica, ad esempio, vengono eseguiti meno esercizi o quelli che vengono eseguiti sono fatti male, avremo un calo di Performance, giusto? Noi sappiamo che eseguendo la preparazione tecnica giusta, che magari ci consiglia l’allenatore, avremo tutte le carte in regola per affrontare la prossima squadra in Campionato, esempio. Ma se non lo faremo, ci troveremo a essere succubi delle qualità e caratteristiche altrui, non facendo emergere le nostre. E il risultato quale sarà? Quello opposto a quello che ci eravamo prefissati.
Inoltre, se avremo fatto bene tutta la preparazione tecnico-tattica, ma in quel momento avremo delle questioni esterne (lavoro, famiglia, amici, amore…) o interne (pensieri depotenzianti, distrazioni, convinzioni limitanti, ecc…) che ci debilitano, allora sarà ‘mortale’ per il nostro obiettivo espresso. Il lavoro con un Mental Coach esamina questi aspetti e li affronta rendendoli potenzianti e favorevoli per il giocatore. Perchè ricordiamoci che è dentro alla persona che c’è il giocatore, le varie situazioni facenti parte della vita privata della persona influiscono sul giocatore! Ogni nodo deve essere sciolto verso la realizzazione dell’obiettivo.
Gli elementi generati negli ultimi anni all’interno del ‘mondo Poker’ decretano molto spesso, se non sempre, la soglia che determina un ‘vincente’ su lungo periodo oppure un ‘perdente’. Ho specificato lungo periodo perchè si sa quanto possa valere la fortuna nelle singole partite o nel breve periodo. Se non impariamo a farci sorreggere da questi elementi, queste informazioni, se non capiamo che sono aspetti dei quali doverci servire, allora possiamo cambiare sport o semplicemente giocare per puro divertimento senza alcun risultato da raggiungere.
I professionisti di oggi controllano queste condizioni e gestiscono questi principi.
E’ fondamentale che essi non ci sfavoriscano e non ci creino interferenze con l’obiettivo che abbiamo intenzione di raggiungere, a breve o lungo periodo che sia.
Iniziamo a evitare che ciò accada concentrandoci e considerando SOLO quello che noi possiamo controllare, oppure su ciò che dipende direttamente da noi e sul quale noi stessi abbiamo potere di gestione. Il nostro stato mentale deve essere preparato, pronto e adeguato per poterci permettere di esprimere la migliore Performance possibile. Concentriamo le nostre forze e le nostre energie in maniera tale che ci permettano di affrontare le difficoltà in maniera proficua e utile: evitiamo di farci condizionare da ragionamenti come “Lui è più forte di me”, “Mentalmente/Tecnicamente mi è superiore”, “Che brutta carta che ha girato il dealer”, “Lo sapevo che avrei dovuto xxx”, e potremmo aggiungerne altre centomila… E diamo invece forza, potere e predominanza alle nostre qualità, alle nostre abilità. Ora, non sto dicendo di sedersi al tavolo con Ivey e pensare che si è dei buoni giocatori con buone letture, e si vincerà. Sto dicendo che una buona caratteristica che nel lungo periodo porterà del profitto sarà, per esempio, quella di riconoscere subito le differenze tecniche e le abilità tra voi e il vostro avversario, o avversari. Quindi, al tavolo con Ivey, non credo sia il caso di sedersi!
Scherzi a parte, proviamo a pensare per un attimo a quanto potrebbe essere deleterio seguire il processo inverso, ovvero sedersi a un tavolo guardando soprattutto a quelle che sono le doti degli avversari. Cosa accade? Che ci dimentichiamo di noi! Diamo risalto agli altri giocatorifacendo quello che dovremmo fare invece con noi: convincerci delle nostre qualità, e sfruttarle.
Non dimentichiamo mai chi siamo e di quali ‘armi’ disponiamo. Concentriamoci sulle nostre capacità. Utilizziamo solo la nostra “mappa”: come una vera cartina geografica, impariamo a riconoscere e ricordare le zone del territorio che conosciamo meglio, che sappiamo percorrere per arrivare al traguardo e non addentriamoci in aree che non sono facilmente praticabili. Gli avversari dobbiamo sfruttarli per conoscerli e ricordarci (annotandocele) le loro caratteristiche, così da ridurre le interferenze (ovvero i punti bui dove non sappiamo come PincoPallino si comporta) e elevare la nostra performance sfruttando il nostro potenziale. La potenza è data dalla conoscenza, ricordiamolo sempre: di noi, e del mondo esterno. Diventiamo più forti e più potenti limitandoci a conoscere gli altri giocatori e sfruttare le loro gesta, ricordandoci chi siamo noi e cosa sappiamo fare utilizzando le nostre capacità. Così facendo potremo gestire meglio la nostra sessione e elevare al massimo il nostro potenziale. Conoscendo le nostre capacità, e sapendo il più possibile degli avversari, ci sarà di certo più semplice vincere. Perché avremo eseguito la Formula della Performance al meglio. Andiamo a fondo dove sappiamo di poter ricavare un profitto grazie alle nostre qualità, e teniamoci alla larga dalle zone d’ombra della nostra cartina. I territori che non consociamo e che non dipendono direttamente dalle nostre capacità di guida, evitiamoli, aggiriamoli. Arriveremo con molte più probabilità al traguardo che abbiamo impostato.
‘E’ soprattutto per tutta la preparazione mentale che bisogna fare prima di approcciare un torneo, che questo agonismo, misto alla tattica, lo rende uno sport vero e proprio.’ (Boris Becker)
Con Passione,
Nicola
Share
Autore