Ormai aprire Facebook è diventata una monotona agonia: chi si lamenta, chi si arrabbia, chi accusa e chi soffre. Pochi sono coloro che sfruttano questo mezzo di comunicazione per esternare con gli altri i propri successi, le proprie gioie o le proprie idee. Bacheche piene di disapprovazione verso qualcuno o qualcosa, frasi negativistiche e disapprovazione verso tanti. L’ex fidanzata, il politico, il capo, la barista…tutti sbagliano, tutti fanno qualcosa di erroneo e tutti pronti a farsi notare per criticare e puntare il dito; da dietro una tastiera.
Ma davvero preferiamo impiegare il nostro tempo in questo modo?
A volte anche tra le persone ‘nella realtà’ mi accorgo che ci si lamenta per la stragrande maggioranza del tempo. Ad una cena, un aperitivo, al supermercato, siamo diventati dei gran lamentoni. “Questo non va bene e quello ha sbagliato perchè ha fatto così dopo aver detto cosà”.
Ok. E quindi?
Nel ripeterci (o ripetere a qualcuno) che qualcosa o qualcuno non vanno bene o non sono andati bene, cambia qualcosa?
Nel lamentarsi su un cellulare o attraverso un personal computer, migliorano le cose per le quali siamo irritati?
Il nostro stato interiore migliora dopo che ci siamo sforzati di ricordarci perchè le cose non sono andate bene e perchè secondo noi qualcuno non si è comportato come noi avremmo voluto?
Ricordiamo che rimanere a stagnare sulle cause di un comportamento altrui o sui perchè un evento sia andato in un determinato modo, non farà modificare nè il nostro stato interno (il nostro benessere), nè l’esito di quel comportamento/evento: io credo che sia meglio iniziare a razionalizzare il fatto che forse, dico forse, sia più utile-opportuno-importante-produttivo-profittevole concentrarci sul come vorremmo che che andassero le cose la prossima volta!
E non sui perchè siano andate male ieri. Quelli direi che li sappiamo già: invece, forse, non sappiamo benissimo come vorremmo che fossero domani.
Capita molto spesso, con i miei clienti, che io li interrompa sul nascere quando mi vogliono convincere del fatto che siano sfortunati-incompresi-sbagliati-non rispettati: a me interessa che chiunque abbia in testa come voglia essere, come voglia sentirsi, cosa voglia ottenere e come voglia ripagarsi dopo aver realizzato ciò.
Ciò che è successo ieri, è successo.
Ciò che deve ancora succedere, da domani, può essere un successo.
Diverso.
A patto che siamo programmati per far sì che qualcosa accada e sia come vogliamo noi, e non come non è andata o non è stato, conta solo l’obiettivo futuro e la sua messa in pratica.
Basta con le lamentele a vuoto su Facebook, o con la commessa del supermercato: stai impiegando del tempo e delle energie preziose per rileggere le pagine che hai già letto ieri. Le sai.
Sta a te capire che, come diceva Jordan Belfor, “L’unica cosa che si frappone fra te e il tuo obiettivo è la stronzata del perché non riesci a raggiungerlo, che continui a ripetere a te stesso”. Abbastanza chiaro, no?
Invece di stare li a frignare e prendercela con il mondo, alziamo il culacino dal divano e facciamo qualcosa per domani che abbia un grado di realizzazione che dipenda da noi!
Quando ci lamentiamo di qualcuno o di qualcosa, che non è andata come noi ci aspettavamo o che ci ha deluso, è perchè abbiamo riposto un’aspettativa specifica su fattori che non dipendono da noi, oppure, cosa ancor peggiore, siamo infastiditi perchè qualcuno non si è comportato come noi ci aspettavamo si comportasse. Ma ci rendiamo conto della sintassi mentale che svolgiamo? Noi operiamo in una direzione e crediamo che PincoPallino (per quale motivo? in base a cosa?), di rimando, si debba comportare in un determinato modo. Punto. E quando ciò non avviene, si scatena l’inferno!
Ma riflettiamo un attimo sul fatto che non siamo uguali, in niente, l’uno con l’altro. Sei miliardi di persone tutte completamente diverse, con le loro storie, con il loro passato e con il loro futuro (più o meno in vista). Convinzioni, processi di pensiero, modi di comportarsi, tutti diversi…ma pretendiamo che TizioCaio così o cosà in questa cosa.
Una dittatura praticamente. E nel caso in cui non riceviamo ciò che ci aspettiamo, ecco che prendiamo il cellulare e postiamo una lamentela o un’incazzatura su Facebook, così qualcuno viene a consolarci e a dirci che gli altri sono i cattivi e noi i buoni!
Bello.
Peccato che non ci sono motivazioni sufficienti per le quali la prossima volta debba andare in modo diverso.
Spendiamo meno tempo a lamentarci e investiamone di più per condividere le cose belle delle nostre giornate, i nostri sorrisi e i nostri traguardi.
Sprechiamo meno tempo sul divano a ripensare a cosa non sia stato, cosa non sia andato e perchè; capiamo, poi, che forse è più utile iniziare a capire gli altri e farci capire dagli altri, parlandosi reciprocamente prima di chiudere e dare il via alla delusione. Ci sono cose che non dipendono da noi, e cose per le quali non possiamo e non dobbiamo dipendere. Ma che, se progettate e affrontate con intenzione e volontà di realizzazione, possono darci molte più soddisfazioni di quelle che ci da il semplice non farlo.
Ragioniamo per obiettivi. Agiamo per obiettivi.
Anche perchè, a lamentarsi sanno fare tutti. Mi pare.
E invece a realizzare un obiettivo?
Con Passione,
Nicola P.
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