Ieri mattina mi trovavo in centro in compagnia di un caro amico; a un certo punto la mia attenzione è stata catturata da un simbolo rosso acceso sul fianco di un meraviglioso pastore tedesco: era la pettorina dei cani che accompagnano le persone non vedenti. Una ragazza bionda e sorridente passeggiava tranquilla in compagnia del suo fidato amico. La scena, dirai, è vista e rivista. Nulla di nuovo, penserai. Certo, tutti noi sappiamo della presenza di questa ‘squadra’: essere umano e cane che si prendono cura l’uno dell’altro.
La situazione mi ha colpito per un particolare aspetto: la serenità che emanava quella ragazza. La mia mente ha collegato lì per lì COME fosse possibile ciò, CHE COSA facesse dentro di sé la signorina in questione per diffondere una tale serenità. Nei suoi anni addietro, nelle sue esperienze passate, cosa poteva aver fatto? Come poteva aver ragionato? In che modo aveva affrontato la sua grande sfortuna? Che passi aveva compiuto per dimostrarsi oggi così? Come saprai mi affascina tantissimo capire i meccanismi alla base dei ragionamenti, delle decisioni, delle identità.
Ovviamente ho paragonato subito la sua esistenza a quella di chiunque altro: quanto dev’essere diversa la vita per un cieco? Io non la conoscevo e non la conosco nemmeno ora, quindi non so nulla di lei, ma non credo serva quando ci si immagina vivere e crescere senza la vista. Ogni giorno svegliarsi e vivere in quelle condizioni, essere privati di quello che forse è il più importante dei 5 sensi. Non vedere i volti, i colori, i paesaggi, i film, la luna… Terribile!
E cosa ho pensato subito dopo, incuriosito? Che quella straordinaria ragazza avesse dato origine ad un modo di ragionare unico: è un po’ un luogo comune che chi soffra della perdita di un senso, sviluppi maggiormente gli altri. La domanda che ti pongo io ora è: “E in che misura?”.
Mi spiego meglio: non sto parlando della capacità di ‘sentire’ maggiormente i rumori o ‘annusare’ con più qualità i profumi. Queste capacità non regalerebbero la gioia di vivere che aveva la ragazza ieri.
Mi sto riferendo alla QUALITA’ con la quale essa vive e si rapporta con il mondo. Tutti noi sappiamo ascoltare gli altri, ognuno di noi è convinto dei propri comportamenti quando pensa alle capacità relazionali con gli altri, del dialogo interno che abbiamo costantemente con noi stessi, degli svariati modi di comportarci nel mondo, e soprattutto delle convinzioni radicate saldamente in noi stessi. Ma credi che la qualità delle tue convinzioni e dei tuoi comportamenti sia la stessa della ragazza col pastore tedesco?
NO: il suo stato l’ha ‘costretta‘, volente o nolente, a immaginare di vedere le cose che vive (in prima persona, o che le vengono raccontate, o sulle quali discute con amici e parenti…) tramite gli occhi degli altri. E questo cosa ha prodotto nel corso del tempo? Che sa CAPIRE gli altri, che sa vedere che cosa e come vedono le persone, si immedesima, pensa in modo diverso, migliore, ragiona sulle vere intenzioni dei gesti altrui, e non sempre e solo su quello che crediamo di vedere (coi nostri occhi) tutti. Quante volte ti capita di battibeccare o di trovarti in netto disaccordo con un amico o una persona cara solo perchè non lo capisci? Quante volte discuti con la fidanzata perché ‘la vedi diversamente’? Ti è capitato di non fare più affidamento su certe persone? Ricordi i reali motivi? Hai ‘ascoltato’ davvero? Hai ‘osservato’ con gli occhi dell’altro? Hai conosciuto veramente le ragioni del suo punto di vista? Hai compreso il reale stato in cui si trovava l’altro e le reali intenzioni del suo comportamento? Hai visto con i suoi occhi, ascoltato con le sue orecchie e provato quello che provava lui in quella situazione?
Se la risposta è ‘No’ o ‘Forse ora che ci penso bene, non del tutto’, allora sei in tempo per i tuoi prossimi impegni, le tue esperienze future. Puoi curare meglio le tue relazioni e in particolare quella con te stesso. La ragazza non vedente emanava pace; trasmetteva la serenità che oggi tanto ci manca perchè abituati sempre a vivere di brutte notizie, spesso vedo persone arrabbiate costantemente, deluse, e via dicendo. Stiamo facendo davvero del nostro meglio per essere al pari con il mondo? Per vivere meglio noi stessi e gli altri? E’ opportuno che sviluppiamo di più il senso che in PNL viene chiamato Rapport, ovvero la capacità di comprendere appieno l’altro, di immedesimarci con l’altro, ascoltandolo, mettendoci nei suoi panni…e SOLO DOPO agire secondo ciò che abbiamo visto. Il modo in cui vogliamo comportarci, le idee che abbiamo su ‘cosa fare’ non vengono modificate in questa fase, anzi: ascoltare meglio, vedere di più e provare lo stato dell’altra persona ci favorirà nel passo successivo quando saremo noi ad agire e assumere un comportamento. Avremo la mappa più completa e dettagliata. E chissà, poi, che non ci sentiamo meglio a comprendere davvero ‘il mondo’…chissà che non ci regali lo stesso trattamento, chissà che anche noi non veniamo capiti di più…chissà che le nostre relazioni non migliorino…chissà che la convivenza con noi stessi non migliori…chissà che abbattendo tutti i pregiudizi, le testarde abitudini che abbiamo messo su insieme al nostro amico Orgoglio, non possiamo camminare in una nebbiosa giornata autunnale, col sorriso…
Con passione,
Nicola P.
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