Dopo tanti anni nella serie A di pallavolo, quest’anno collaboro con una società di Calcio di Eccellenza della mia città. E’ da qualche settimana che rifletto sulla possibilità di dedicare un articolo al gruppo e vorrei inserirvi qualche aspetto ‘didattico’ o che possa ricondurre a qualche teoria, metodo o insegnamento che dir si voglia. Invece ho capito che l’insegnamento migliore è la semplice e spontanea narrazione.
Per chi fa sport è già risaputo, ma chi non ha mai praticato attività sportiva deve sapere che fare parte di una squadra comporta svariati aspetti. Che sia sport individuale o di squadra cambia relativamente: ciò che più conta è l’unione e la condivisione dello stesso obiettivo da parte di tutti i componenti del team. Immaginare questo per una squadra di calcio è abbastanza naturale, ma immagina che anche per un tennista, ad esempio, vale la stessa cosa: preparatore atletico, fisioterapista, agente, allenatore, mental coach (e il tennista stesso!) che cosa sono se non un vero e proprio collettivo?
Come ti dicevo, avere un gruppo unito è la base di tutto, è la prima cosa a cui penso ogni volta che vedo i ragazzi, è l’aspetto da salvaguardare più di qualunque altro: il più importante. Una stagione sportiva è costellata periodicamente da situazioni pericolose, che potrebbero destabilizzare l’ossatura della squadra; non ci sono riferimenti, chiunque faccia sport lo può comprendere: dagli infortuni, alle discussioni interne, ai risultati, alle pressioni mediatiche e via dicendo, sono tante le minacce a cui va incontro la stagione sportiva di una società, di un team, di una squadra.
I ‘miei’ ragazzi sono davvero tosti: hanno ottenuto e stanno ottenendo risultati straordinari grazie alla pura passione per questo sport. Hanno sempre avuto l’abilità di anteporre il gruppo e il bene l’uno dell’altro, a ciò che avveniva e avviene all’esterno. Chiunque faccia sport e abbia degli obiettivi sa che si viene costantemente bombardati da pericoli esterni che possono destabilizzare la stagione. La capacità di rimanere uniti e compatti in direzione degli obiettivi, singoli e di squadra, coscienti dei propri pregi e difetti è la chiave che apre la porta per esprimere il migliore potenziale possibile. Ognuno sa il proprio compito all’interno della squadra in funzione dell’obiettivo comune; ognuno sa ciò che ci si aspetta da lui e lavora con umiltà per dare l’esempio e contribuire attivamente al bene della squadra piuttosto che al proprio.
La giusta espressione dell’identità che un ‘vecchio’ sa di avere, non viene usata con pesantezza, ma con l’intelligenza di chi sa cosa comporti un carico del genere per i più giovani e per la squadra in generale. Il controllo della squadra nei vari momenti di partita, di allenamento e di spogliatoio sono i più importanti: sia per chi lo esprime sia per chi lo riceve. E’ fondamentale sapere essere giusti e calibrare nel modo migliore le parole, i gesti e i comportamenti verso il compagno al quale ci si rivolge, verso la squadra nel suo complesso. Nei ragazzi, chi ascolta mostra l’umiltà e l’interesse di capire e ragionare su quanto espresso loro. Il rispetto dei ruoli e la loro condivisione è il cuore di un team vincente!
Quando giocatori esperti e più giovani si interessano a voler migliorare le proprie prestazioni e a lavorare con umiltà, impegno e passione…è straordinario! Mi è capitato in passato di conoscere atleti che non possedevano questa caratteristica: avevano sempre fatto così, in quel modo, e quindi era giusto per loro continuare nello stesso modo; e fine dei discorsi.
Quasi tutti hanno subito una flessione nelle loro carriere.
Capire che il miglioramento non termina mai, decidere di interessarsi a volere crescere anche a 30 35 anni è il trucco. Per se stessi, per i più giovani, e non mi stancherò mai di dirlo, per la squadra. Spesso è facile rimanere nella famosa ‘zona comfort’, come viene chiamata in Programmazione Neuro Linguistica; è facile perché la conosciamo, sappiamo i suoi confini, sappiamo muoverci all’interno di essa, andiamo col pilota automatico. Ma c’è un ‘ma’: non uscirai mai da essa. Non otterrai mai altro se non quello che hai sempre ottenuto finora; né più né meno. C’è a chi basta, per carità.
Poi c’è a chi non basta, invece; e ai miei ragazzi non basta.
Di cose ne sono accadute, e ne accadranno, ma sono consapevole, insieme alla squadra, che proseguendo su questa strada arriveranno molte soddisfazioni: non ponendosi limiti, ogni giorno, la voglia di migliorare e di crescere insieme, compatti, è illuminante.
Siete un gran gruppo, ragazzi!
Con passione,
Nicola P.
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