“Nulla di grandioso sarà mai compiuto senza grandi uomini, e gli uomini
sono grandi solo se sono decisi a esserlo.”
Charles De Gaulle
Il nuovo Stadio di Wembley, nell’omonimo sobborgo di Londra, è l’impianto che sostituisce il vecchio Wembley Stadium demolito nel 2003. Completato nel 2007 con la spesa record di 757 milioni di sterline, il nuovo Wembley è lo stadio più costoso mai costruito. È pensato come un unico, grande catino, capace di ospitare 90.000 spettatori tutti con posto a sedere, secondo stadio per capienza in tutta Europa dopo il Camp Nou di Barcellona. Ora immagina questo gioiellino completamente pieno di tifosi festanti, collocati in ogni ordine di posto all’interno dello stadio, tutti colorati al di sopra dell’immenso prato verde, in una mite serata di fine maggio. Si gioca la finale di Champions League, l’atmosfera è straordinaria, e le due squadre tedesche sono pronte a darsi battaglia sul terreno di gioco. Entrambe le squadre hanno fatto dei loro vivai il loro fiore all’occhiello: presentano campioni eccezionali che hanno cresciuto nei rispettivi settori giovanili e ora possono sfoggiarli, in barba a chi ancora non ha capito che si vince e si domina così, e non andando a comprare da altre squadre spendendo oltretutto decine di milioni. I migliori club d’Europa sono presenti allo stadio inglese per assistere al match e per pianificare il mercato estivo, tentando di intavolare trattative delicatissime desiderosi di mettere le mani su questi campioni che difficilmente lasceranno i rispettivi club.
Bayern Monaco e Borussia Dortmund sono entrati di diritto nell’olimpo dei migliori club europei per la loro capacità di crescere talenti e gestire i conti societari; ora il Mondo intero li ammira e sicuramente proverà a imitarli…con il dovuto ritardo del caso, però. Il Borussia è la sorpresa assoluta di questa annata calcistica. Ha fatto cose eccelse, ha tenuto un ruolino di marcia eccezionale in Campionato, Coppa Nazionale e Champions League. Come ormai saprai, non mi interessa parlare dei risultati sportivi, delle vittorie o delle sconfitte, all’interno dei miei articoli: preferisco decisamente soffermarmi su alcuni aspetti che non sono del tutto noti, e riporre l’attenzione sugli aspetti mentali, psicologici, strategici e umani. Il Bayern è una corazzata pazzesca, una potenza vera e propria; il Borussia è più giovane, meno esperta…ma la finale è un autentico spettacolo e i giallo-neri danno tanto filo da torcere ai bavaresi, tant’è che la partita viene decisa all’ 88° minuto.
Nella squadra di Dortmund ci sono due persone, due uomini, con due storie incredibili: Jurgen Klopp, l’allenatore, e Robert Lewandowski, il centravanti.
Vorrei evidenziare, in questo articolo, la determinazione, la volontà e la convinzione che li ha accomunati nel corso degli anni, rispettivamente. Al mister, in giovane età, quando non era ancora lo ‘Jurgen Klopp’ cercato da mezza Europa per i suoi successi, sono venuti a mancare il padre e successivamente la prima moglie. Al bomber, giovanissimo, minorenne, nel momento più importante della crescita e della costruzione di un atleta, il saggio allenatore dell’allora squadra di calcio nella quale militava, gli ‘consigliò’ di appendere le scarpette al chiodo e ritirarsi dal mondo del pallone perchè, tanto, non avrebbe avuto un futuro.
Quando seppi di queste due storie, rimasi sbalordito a dir poco. Klopp, che da calciatore non ha mai ottenuto vere soddisfazioni degne di questo nome (un buon giocatore, ma nulla di memorabile) ha subìto due avvenimenti paurosamente destabilizzanti. Lewandowski si è trovato adolescente con il proprio ‘capo’ che lo invitava a prendere l’uscio perchè, tanto, non avrebbe mai ottenuto nulla dal calcio. Ora prova a immedesimarti per qualche istante nei due signori. Quanti avrebbero scommesso un caffè sull’eventualità di ritrovarli, a bordo campo uno, e in campo l’altro, nella finale di Champions League? Pochini, credo. A sentire Klopp ricordare quei fatti vengono i brividi e ciò che ne consegue è un’ammirazione straordinaria: “Quegli eventi mi hanno dato la forza necessaria per prendere in mano le redini della mia vita futura, e decisi che non mi sarei fatto condizionare negativamente da essi: decisi che avrei fatto l’allenatore di calcio”. Lewandowski, per canto suo, è ora l’attaccante più ricercato sul panorama mondiale, colui che è stato capace di segnare 4 gol al Real Madrid in una partita sola. Già, un tizio gli disse che non era portato per questo sport.
Io credo che non sia stato affatto facile per questi due. Credo che di momenti di incertezza, in cui vedessero nero, in cui non sapevano come potesse andare a finire, in cui avevano paura, in cui non sapevano come comportarsi…ce ne siano stati, ne abbiano avuti. Eccome. Credo però nella loro volontà, che si è trasformata in determinazione grazie alla più forte delle armi che ogni essere umano possa avere a disposizione: la convinzione. “La ferma convinzione di riuscire è più importante di qualsiasi altra cosa”, diceva Abraham Lincoln. A volte quello che ci accade, quello che viviamo e che dobbiamo affrontare, ci destabilizza, ci impaurisce e può perfino bloccarci, rendendoci impotenti. Queste due storie sono due esempi reali di cosa invece possono significare e di come possono essere interpretati gli avvenimenti negativi della vita: se permettere loro di lasciarci spettatori passivi in platea, o attori protagonisti sul palco. Ovviamente nessuno dispone di poteri soprannaturali nè della lampada di Aladino, nessuno afferma che nelle cose basti sperarci e per magia le vediamo avverarsi; bisogna impegnarsi, lavorare sodo e credere in quello che si fa.
Come hanno fatto Klopp e Lewandowski a dirigere la loro vita così nettamente in direzione del successo? Hanno avuto un Obiettivo, un risultato da raggiungere. Come lo hanno raggiunto? Attraverso convinzioni potenzianti che assicurassero loro la giusta spinta su quanto realmente potessero realizzare nella vita. Per realizzare ciò che avevano stabilito si sono serviti di una ferrea volontà che desse modo di mettere in pratica, costantemente, i passaggi necessari per avvicinarsi al singolo traguardo successivo. Per Klopp si è trattato di studiare da allenatore, sostenere gli esami e assicurarsi i patentini, uno alla volta; per Lewandowski è stato necessario mettersi sotto maggiormente e con più qualità negli allenamenti. Di lì a poco, a 18 anni fu l’artefice della promozione della sua squadra centrando per 2 anni a fila il titolo di capocannoniere. Crebbe di categoria più volte, fino a firmare, a 21 anni, per il BvB.
Non è detto che ciò che ci accade debba segnare per forza la nostra vita in un’unica direzione. E’ sempre possibile, se si è decisi a farlo, scegliere in che modo ci comporteremo, come agiremo, se conosciamo oggi cosa vogliamo. Non lasciare che certi avvenimenti oscurino la tua visuale o frenino il tuo cammino. A volte le batoste ci servono per farci avere ancora più luce e ancora più spinta lungo il nostro tragitto in direzione del traguardo che vogliamo raggiungere. Ogni evento porta con sè un insegnamento, sta a noi coglierlo e muoverci insieme ad esso, che a volte si rivelerà la nostra più grande fortuna.
Forse senza quegli avvenimenti non sarebbero stati mai su quel prato meraviglioso, all’interno del New Wembley Stadium, una notte di fine maggio.
Con Passione,
Nicola
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